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L’Europa
politica Il rischio del non ritorno nell’uscita dalla
moneta unica Quando si parla
dell’euro e dell’Unione monetaria, siamo sempre stati prudenti, anche
nell’uso degli aggettivi, ad esempio, anche se propensi a ridiscutere il
patto di stabilità, mai ci saremmo permessi di definirlo “stupido”. Questo
perché siamo convinti che le possibilità residue di una costruzione di
un’Europa politica, sono affidate al successo della moneta unica. Cambiate
pure quello tutto ciò che volete, ma state attenti a far saltare
quest’ultima, perché il rischio è quello del non ritorno. Tutto sommato anche
la grande minaccia comportata dalla vittoria di Syriza in Grecia, ci sembra
destinata a sgonfiarsi. E’ vero che il ministro delle finanze tedesco
Wolfgang Schauble al G20 di Istanbul sembrava aver gelato le speranze di
accordo tra Atene e l’Eurogruppo, Ma Angela Merkel
ha aperto a poche ore di distanza più di uno spiraglio. Come nelle fiabe, ci
sono i lupi cattivi e le fatine buone. Vediamo i primi. Del ministro delle
Finanze tedesco lo abbiamo detto, per lui ad Atene possono anche impiccarsi.
Poi il governatore della Bundesbank Weidmann che ritiene il piano di
salvataggio della Troika, “la base per ripristinare la deroga sui titoli di
Stato” spazzatura greci. Solo in questo modo la Bce potrebbe accettare
nuovamente come garanzia ai finanziamenti delle banche di quel paese. Stessa
posizione quella sostenuta dal commissario Ue agli affari economici,
Moscovici: “la Grecia deve estendere l’attuale
programma di salvataggio, se vuole che si trovi una soluzione più ampia” per
il suo debito. Solo che tutti sanno che Tsipras della Troika non vuole più
sentire parlare, per cui i mercati hanno iniziato a
diventare nervosi, convinti che l’accordo fra Ue e Grecia stesse per saltare.
E’ a quel punto che da Berlino è arrivato il segnale di distensione inviato
dalla stessa Merkel. Chi se ne importa se quelli ti chiedono i debiti di
guerra, che sono oramai inesigibili, invece, perché non dare fiducia a
Tsipras e al suo ministro finanziario Yanis Varoufakis quando dicono di non
volere rompere? E soprattutto perché non confidare che in verità le richieste
greche si stanno via via ridimensionando? Ad esempio, se invece di “un
programma di aiuti”, Atene si accontenta di “un programma ponte” di sei mesi,
durante il quale si dovrebbe trovare un accordo stabile, Berlino è disposta a
discutere volentieri. Quello che Berlino non intende assolutamente mettere in
questione, invece, è la privatizzazione del porto del Pireo
prevista dal precedente governo e che quello nuovo aveva bloccato. Ed
ecco, sempre come nelle fiabe, un simpatico topolino prendere le vesti di un
funzionario del ministero delle Finanze greco e assicurare al “Wall Street
Journal”, che la privatizzazione del porto del Pireo
va avanti. Varoufakis lo confermerà all’Eurogruppo. Visto che nonostante il
cattivo Schauble, l’obiettivo del governo tedesco, non è la rottura con tutto
quello che ne deriverebbe, ma il negoziato, ancora ci si può provare, come
vedrete conviene a tutti che le fiabe finiscano
bene. In fondo l’Europa unita è ancora solo nella sua fase d’infanzia. Roma, 11 febbraio 2015 |
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